
Io Enrico non lo conoscevo, ho avuto
modo di incontrarlo solo qualche volta, scambiammo due chiacchiere
quest’estate alla Festa Provinciale del PD. Mi lasciò il segno.
Avete presente quelle persone che solo con uno sguardo riescono a
comunicare quello che gli altri per farlo avrebbero bisogno di un
libro? Enrico era tra questi e mi è parso fin da subito solare,
curioso e gentile. Enrico era innamorato della sua Ravenna, della sua
città e il ruolo che ricopriva lo viveva come una missione, qualcosa
che gli piaceva e che faceva per il bene di tutti. Penso che Ravenna
e tutto il PD abbiamo con lui perso una grande persona e un grande
amministratore.
Per ricordarlo vorrei lasciare qui le
parole del Sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci e di seguito quelle
del Segretario Provinciale del PD Michele De Pascale:
“Oggi
è una giornata difficile da vivere. Abbiamo bisogno di ognuno di
voi. Perchè questa è una di quelle giornate tristi delle quali non
vorresti mai vedere l’alba .
Si io sono triste. Se ne va, a soli
39 anni, un assessore della mia giunta, un uomo con il quale ho
condiviso molte idee in poco tempo, un amico.
Ci siamo conosciuti,
noi due, un paio di anni fa. Mi aveva colpito la sua somiglianza con
un presentatore televisivo, Diego Bianchi “Zoro”. Glielo
dissi e lui non fu particolarmente contento. Non ne abbiamo più
parlato di quel mio esordio non particolarmente felice.
Quella
faccia di Enrico, che ti esprimeva tanto di lui. Se non c’erano
guai grossi in vista era impossibile finire un incontro senza essersi
fatti una risata. Sì perché lui l’ironia, una simpatia naturale
che non chiede sforzo se la portava sempre appresso. Riusciva a
sdrammatizzare con una naturalezza completa, senza fatica. Anche
quando l’argomento era difficile, magari in una situazione
complicata, la battuta era sempre in agguato.
Da
ieri sera due parole hanno cambiato completamente significato nella
mia vita.
La
prima di queste due parole è CIAO.
Quando voleva dire che si
poteva chiudere il discorso, che poi così non ci sarebbe stato più
un seguito mi diceva… allora CIAO ed io non riuscivo a trattenere
una risata.
Enrico aveva la semplicità di un uomo colto, che non
ha bisogno di far vedere che lo è perché lo capisci da solo.
Era
un uomo di raffinata intelligenza e cultura, dai modi pacati, mai
sopra le righe, ma anche saldo e determinato nelle sue posizioni.
Usava le parole con scrupolo, non erano mai dette a caso.
Noi
abbiamo lavorato insieme in questo ultimo anno. Una delle cose che
più mi ha colpito, l’ho detto con molti di voi senza dirlo mai a
lui, era come Enrico aveva aperto questo mandato.
Aveva un
assessorato difficile, nel quale i problemi son sempre dietro
l’angolo. Eppure dopo due giorni sembrava che lui l’assessore lo
facesse da sempre. Quando si inizia c’è sempre la difficoltà di
comprendere come muoversi. No no, lui sembrava, sia nella relazione
con la gente, sia nella conoscenza degli uffici e della macchina
comunale, aver fatto l’assessore da molto tempo.
Pareva
gli venisse facile mantenere una fermezza delle sue idee pur in una
costante disponibilità a dialogare, e se possibile anche una
discussione si chiudeva con una grande abbraccio. Come a dire va là
che prima o poi la risolviamo, vieni qui che se lo facciamo insieme
andiam meglio.
Era facile che le persone si innamorassero di lui.
Oggi
abbiamo solo incredulità………
La
seconda è CHI.
Ancora
una volta Enrico salirà quelle scale rosse con la sua valigetta in
pelle e il suo fare garbato , sorridente ed elegante. Un sacchetto di
carta in mano, biscotti o la cioccolata che amava tanto.
Enrico
ti guarda nel cuore quando ti parla, ti fa un giro dentro e poi ti ha
capito. Ci teneva per mano tutti, era pronto per prendere per mano
tutti.
“Starò sempre con chi ha un diritto in meno”.
Aveva idee molto forti, decise. Eravamo in tanti quando il giorno
della sua candidatura a Sindaco della nostra città ci disse a
tutti…. “Io starò sempre dalla parte di chi ha un diritto in
meno”. Ci siamo guardati e abbiamo pensato che ci fosse una
forza in quel pensiero, in quella scelta di Enrico, che ci dava molta
serenità.
Negli
ultimi giorni della sua vita Enrico aveva finito di leggere un libro
che gli piaceva. Lo aveva fotografato e messo sulla sua pagina di
facebook. Voglio leggervi un pezzo. Scusatemi, chiedo aiuto ad un
libro per sentirmelo ancora vicino. È di Julian Barnes ed il titolo
è “Il senso di una fine”:
“Viviamo nel tempo; il tempo
ci forgia e ci contiene, eppure non ho mai avuto la sensazione di
capirlo fino in fondo. Non mi riferisco alle varie teorie su
curvature e accelerazioni né all’eventuale esistenza di dimensioni
parallele in un altrove qualsiasi. No, sto parlando del tempo comune,
quotidiano, quello che orologi e cronometri ci assicurano scorra
regolarmente: tic tac, tic toc. Esiste al mondo una cosa più
ragionevole di una lancetta dei secondi? Ma a insegnarci la
malleabilità del tempo basta un piccolissimo dolore, il minimo
piacere. Certe emozioni lo accelerano, altre lo rallentano; ogni
tanto sembra sparire fino a che in effetti sparisce sul serio e non
si ripresenta più”.
In
queste ore la mia vita, la nostra vita, ha fatto un viaggio nel
tempo.
Siamo
ripiombati al quel maledetto 5 settembre del 2012. Gabrio. Gabrio ed
Enrico. Enrico e Gabrio.
“…piccola
anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t’appresti a
scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli
svaghi consueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive
familiari, le cose che certamente non vedremo mai più… cerchiamo
d’entrare nella morte a occhi aperti”
ENRICO. CIAO
“Oggi
non possiamo piangere un candidato, un politico o un assessore. Oggi
piangiamo un amico, un fratello, una persona meravigliosa che in poco
tempo ha cambiato per sempre le nostre vite. Enrico era INNAMORATO,
della vita, di Ravenna, della sinistra, in tutte le sue espressioni.
Amore per i diritti e soprattutto per il diritto di amare. Enrico era
ORGOGLIOSO, di quello che era capace di fare, da solo o in una
squadra, era orgoglioso di ciò che era diventato, della sua cultura
e della sua identità. Ma soprattutto Enrico era DOLCE, anche quando
si incazzava, perché davvero, se ci fosse ancora, ci basterebbe un
sorriso, per un abbraccio di un’ora.”
“Io starò sempre dalla parte di chi
ha un diritto in meno”, sappi Enrico che questa frase mi è entrata
nel cuore, la porterò sempre con me e così potrò sempre
ricordarti.