
Il Presidente uscente della Fondazione del Museo delle Ceramiche ha illustrato in Consiglio Comunale la situazione del più grande istituto museale faentino.
Il MIC ad oggi ha esposto una enorme quantità di opere in materiale ceramico (circa 5.000 più le 50.000 nei depositi) che raccontano la storia dell’uomo dai suoi albori fino ai tempi moderni, oltre a questo possiede la più grande biblioteca al mondo sul tema ceramico (circa 63.000 volumi).
Di seguito allego il mio intervento in aula:
Prima
di iniziare vorrei ringraziare Pier Antonio Rivola, che in questi 11
anni ha egregiamente gestito la Fondazione del Museo delle Ceramiche.
Ha svolto con passione e competenza questo incarico avendo come unico
faro il bene di quella che potremmo definire la più grande
istituzione culturale faentina.
Penso
che, soprattutto in Italia, investire in cultura potrebbe essere
volano per lo sviluppo economico.
Non
possiamo che constatare come in questi anni la percezione dei
faentini verso il museo sia cambiata, infatti se prima del 2005 la
percezione era di un’istituzione che drenava risorse, dovuto al fatto
che si dovevano concludere gli interventi di restauro, ad oggi questa
percezione è cambiata, anche perchè i contributi percepiti sono
molto minori che in passato, ma sopratutto perchè il nostro museo
viene percepito sempre più come una risorsa.
In
questi anni, la spesa corrente è sensibilmente calata, segno di una
buona gestione. Si è riusciti al mantenimento di una buona offerta
culturale anche con la diminuzione dei dipendenti in forze al museo.
Segno di un buon coordinamento e sopratutto di una buona
professionalità e disponibilità di tutti gli operatori.
Il
nostro è oggettivamente un bel museo, che a parte la grande quantità
di opere, si presenta al visitatore in maniera lineare, di facile
fruibilità ed anche esteticamente e funzionalmente ben fatto.
Questo
non è uno scatolone dove sono semplicemente raccolte delle opere
ceramiche, è un luogo vivo e dinamico, che punta molto su attività
promozionali e che cerca di aprirsi sempre più verso l’esterno,
continuando quell’indispensabile opera di internazionalizzazione che
deve contraddistinguerlo.
E’
un luogo dove si svolgono attività di ricerca culturale e di
restauro: entrambi tasselli fondamentali per la vitalità di un
istituto museale.
Mi
è piaciuto scoprire che sono in restauro i cartoni, realizzati da
Achille Calzi, che testimoniano con un grande impatto visivo e
emozionale, la vita sociale e politica del recente passato della
nostra città.
La
Fondazione si è fatta anche carico in questi anni della gestione
della scuola di disegno Tommaso Minardi, ampliandone l’offerta
formativa e il numero di allievi.
Importante
è stato anche l’ampliamento della compagine sociale, passata da 12 a
24 soci, ma credo che si debba chiedere ai soci un maggiore impegno
diretto nelle gestioni annuali e non solo una tantum.
Dobbiamo
nei prossimi anni fare in modo che il nostro museo venga conosciuto
maggiormente all’estero e nel nostro paese, e bisogna fare anche in
modo che i nostri concittadini siano più consapevoli dell’importanza
che questo istituto ha per la nostra città. E’ un luogo che non ha
nulla da invidiare rispetto ad altri istituti simili, ma questo deve
essere ben chiaro nel pensiero di tutti.
Indispensabile
sarà una maggiore fruizione della biblioteca, perchè come dicevo
prima, un museo che non fa della ricerca e dello studio un caposaldo,
rischia di essere solamente un luogo dove si conservano opere e non
un luogo vivo e dinamico, un luogo di cultura e conoscenza.
Bisognerà
nei prossimi anni rendere fruibile anche l’area dell’ex ebanisteria
Casalini, oggi recuperata al grezzo, che potrebbe avere interessanti
sviluppi di carattere anche commerciale per concludere l’offerta
museale. Il museo deve essere luogo di eventi, di laboratori, luogo
che vende pubblicazioni e merchandising, luogo che offre servizi. Un
museo, solo perchè casa della cultura, non può e non deve
significare assenza di attività commerciale, bisogna puntare con
forza sul cosiddetto “marketing museale”.
Concludendo,
vorrei rinnovare il plauso a questa gestione, che ha permesso al
museo di ricevere dall’Unesco un grande riconoscimento come
“rappresentante della ceramica nel mondo” e per fare questo ha
sensibilizzato in forze tutta la città. Ricordiamoci tutti che per
la storia dell’uomo la ceramica è stata ed è un tassello
fondamentale, spesso volte è lo strumento che ci ha fatto conoscere
civiltà che altrimenti sarebbero rimaste nell’oblio della storia e
dobbiamo anche tenere presente che è grazie alla ceramica che la
storia ha avuto inizio, il mio pensiero vola ai Sumeri che usavano
tavolette di argilla per imprimere i segni del primo alfabeto della
storia. La memoria storica conservata a Faenza è di inestimabile
valore.
Credo
che la Fondazione MIC in futuro potrebbe essere il soggetto verso il
quale guardare per la gestione di tutto il sistema museale della
nostra città, come avviene già in molte realtà che vedono un unico
attore che gestisce i poli museali in sinergia, offrendo un buon
servizio e un’offerta di grande livello, nonché potrebbe essere il
soggetto verso il quale guardare per la gestione di tutto il sistema
ceramico della nostra città.
Mi
piacerebbe che questa assemblea facesse un grande applauso al dott.
Rivola per la dedizione verso questa istituzione mostrata in questi
anni di mandato. Grazie Pier Antonio.