Raffaele Pasi – cospiratore e uomo d’armi

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Sabato
(2 aprile) è stato inaugurato il restauro del monumento dedicato a
Raffaele Pasi. Si tratta di una magnifica scultura in bronzo ad opera
del Rambelli, posta nel parco antistante il museo delle Ceramiche che
oggi porta il nome appunto di Raffaele Pasi; nella targa
toponomastica, sotto al nome, c’è scritto: “cospiratore e uomo
d’armi”. Questo inciso mi ha sempre affascinato, ma chi era
Raffaele Pasi?

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Nacque
il 9 dicembre 1819 da una nobile famiglia faentina, i conti Pasi. Da
giovane viene mandato a studiare a Roma e ritornato nella sua città
natale negli anni ‘40 si affilia alla Giovine Italia di Mazzini.

Nel
1845 fu tra i promotori del tentativo insurrezionale contro lo Stato
della Chiesa al confine con il Granducato di Toscana, ma furono
facilmente contrastati dai soldati pontifici che li arrestarono.
Pasi, esule in Francia ritornò a Faenza nel 1846 dopo che il Papa
concesse l’amnistia ai condannati politici.

Qui
tornò subito in contatto con i mazziniani e iniziò per lui un
periodo intenso di azioni e relazioni strette, ma con alti e bassi,
con lo stesso Mazzini, il quale stimava le doti militari del nostro
concittadino: Pasi difese strenuamente la Repubblica Romana
dall’attacco dei Francesi nel 1849. Presa la città eterna da parte
dei fratelli d’oltralpe non seguì Garibaldi nelle sua fuga da Roma,
ma andò a Genova dove divenne
un esponente importante della composita comunità di esuli mazziniani
che si erano raccolti nella città ligure dopo la fine
dell’esperienza rivoluzionaria. Pasi era scettico verso tentativi
insurrezionali privi di un adeguato supporto militare.

Dopo
l’armistizio di Villafranca (fine della Seconda Guerra
d’Indipendenza) Mazzini cercò di mettersi in contatto con Pasi e
altri ufficiali dei corpi volontari dell’Italia centrale per
convincerli a riprendere la guerra, ma il fallimento di questi
progetti portò da un lato alla rottura definitiva di Pasi con
Mazzini, e dall’altro all’inizio della sua carriera militare. Nel
settembre 1859 venne infatti nominato tenente colonnello comandante
del 26° reggimento delle truppe romagnole, modenesi e parmensi. Nel
marzo 1860 il reggimento di Pasi fu incorporato nell’esercito
piemontese e lui stesso – come numerosi altri ufficiali
dell’esercito della Lega – venne ‘ammesso’ con il grado di
colonnello nel R. Esercito.

Nel
maggio 1863 è al comando del 5° reggimento di fanteria della brigata
Aosta; si distinse nella campagna del 1866, meritando la medaglia
d’oro al valor militare (6 dicembre 1866). Nel 1870, dopo aver
partecipato alla liberazione di Roma, fu nominato commissario regio a
Velletri. Dopo una breve parentesi politica venne nominato aiutante
di campo del re, carica dalla quale fu esonerato per assumere come
tenente generale il comando della divisione militare di Catanzaro e
poi di quella di Palermo. Nel 1882 tornò a corte, come primo
generale aiutante di campo di Umberto I, in sostituzione del defunto
generale Giacomo Medici. In questo ruolo, nel 1888 fu nella
Commissione dei Nove che esaminò il principe di Napoli, il futuro
Vittorio Emanuele III.

Pasi
morì a Roma il 7 gennaio 1891.

Pasi,
il faentino Pasi, fu un grande uomo, fiero di ideali, combattè le
tre guerre d’indipendenza, contribuendo sicuramente alla nascita della nostra Italia. Essendo

il suo unico faro

quello di vedere un’Italia finalmente unificata, forse lo portò a scontrarsi con
Mazzini e Garibaldi, quando comprese che l’unica strada percorribile
per questo progetto era la casa Savoia.

Ho
riassunto la biografia di questo faentino perchè credo che gli
debbano essere tributati giusti onori e soprattutto non dobbiamo mai
scordarci di chi ha dedicato la vita per un progetto, per ideali mai
personali, ma per una collettività.


Viva
Raffaele Pasi, cospiratore e uomo d’armi!


Ringrazio
il Rotary di Faenza che ha finanziato i lavori per il restauro del
monumento, permettendo così la giusta memoria del condottiero
faentino e muovendo in me la curiosità che mi ha spinto a scoprire un nostro concittadino. 

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