
Spesso si sente il nome di Bruno Neri. Certo è il nome dello stadio di Faenza, è il luogo dove si svolge
il Palio del Niballo. Chi era Bruno Neri?
La nascita
Bruno nasce a Faenza il 12 ottobre del
1910, frequenta l’agrario a Imola, conduce una vita ordinaria finchè
il suo talento per il calcio gli apre strade diverse. Rimase per
tutta la vita appassionato di arte e poesia e anche da calciatore
spesso partecipava a incontri culturali, visitava mostre e musei.
Lo sportivo
Terzino destro
diventato in seguito mediano esordì
nel 1926,
a 16 anni, con la maglia della squadra di calcio del Faenza.
Nel 1929 venne
acquistato dalla Fiorentina conquistando
con la maglia viola una promozione in Serie A nel 1931 e
facendosi apprezzare particolarmente per le sue doti tecniche e
agonistiche.
Viene
convocato nella Nazionale da Vittorio Pozzo nel 1936 nella partita
contro la Svizzera valida per la Coppa Internazionale. In azzurro
disputò complessivamente 3 partite.
Nel 1937 passò
al Torino.
Militò in maglia granata per tre stagioni, collezionando 65 presenze
e una rete. Disputò l’ultima partita il 26 marzo 1940 contro l’Ambrosiana-Inter.
Complessivamente, in massima serie collezionò 219 presenze e due reti
Terminata
la carriera agonistica, assunse la guida tecnica del Faenza nel 1940-1941.
Il
Partigiano
Già
nel corso dell’esperienza calcistica dimostrò la sua contrarietà verso il regime fascista. Rimane celebre una sua foto del 1931 nella
quale all’inaugurazione dello stadio fiorentino “Giovanni Berta” (l’attuale Stadio Artemio Franchi)
fu l’unico a non rendere omaggio alle autorità con il saluto romano.

In
seguito si avvicinò agli ambienti antifascisti grazie
al cugino Virgilio Neri, notaio milanese
in contatto con personalità politiche come don Sturzo e
il futuro Presidente Giovanni Gronchi.
Dopo l’Armistizio di Cassibile si
arruolò tra le file della Resistenza Partigiana.
Vicecomandante
del Battaglione Ravenna con nome di battaglia “Berni”,
era
dislocato nella zona compresa tra il campo d’azione del gruppo
guidato da Silvio Corbari e
la 36° Brigata Bianconcini, in un’area strategicamente significativa
a ridosso della Linea Gotica. L’attività
partigiana non gli impedì di tornare ad indossare gli scarpini da
calciatore: partecipò, infatti, al Campionato Alta Italia 1944 con
la maglia del Faenza.
Cadde
in uno scontro con i nazisti avvenuto
il 10 luglio 1944 nei
pressi dell’eremo di Gamogna,
mentre si recava insieme a Vittorio Bellenghi (“Nico”, ex
ufficiale del Regio Esercito e
comandante del Ravenna) a perlustrare il percorso che avrebbe dovuto
condurre il suo battaglione a recuperare un aviolancio alleato sul
Monte Lavane.
Lo
Stadio
Nel
1946 il Consiglio Comunale di Faenza gli intitolò lo stadio in
Piazza d’Armi. Nella casa dove nacque vi è una lapide:

Proprio
per le generazioni future Bruno Neri dovrebbe essere un esempio, un
grande faentino forse troppo spesso dimenticato o ricordato più
perchè nome di uno stadio, che una grande persona.
Credo
che i giovani avrebbero molto da apprendere da Bruno Neri, si fece guidare per tutta la vita da ideali importanti e alti come quelli
sportivi dell’impegno, della fraternità, del valore; ideali che portò con se nella vita partigiana per la libertà di tutti gli italiani.
Sarebbe
bello un giorno poter istituire un premio per i giovani sportivi che
si distinguono sia nello sport sia nell’impegno sociale: sarebbe un
bel tributo al Partigiano Berni.