25 marzo: i 60 anni del sogno Europeo

Per un’Europa Federale, con e per il popolo europeo. 

Approvato
a maggioranza un ordine del giorno, proposto dal Movimento Federalista Europeo e dall’Associazione Europea degli Insegnanti, con il quale si sostiene la
manifestazione a Roma
indetta per il 25 marzo in occasione dei 60
anni dei Trattati di Roma e per perseguire l’ambizioso obiettivo di
un’Europa Federale
con e per il popolo europeo.

Dopo
la seconda guerra mondiale, onde evitare che l’Europa ricadesse in
futuro nel turbinio della guerra, come è sempre stato nella sua
storia, su impulso americano, anche tramite il Piano Marshall, si
arrivò alla costituzione della CECA (Comunità europea del carbone e
dell’acciaio). L’idea era che, integrando il mercato e il know-how di
due materie essenziali per l’economia, si sarebbero instaurate
relazioni e interessi tra gli stati che avrebbero arginato il rischio
di un’escalation di particolarismi nazionali, mantenendo una visione
comune, una visione europea.

Se
gli accordi che portarono alla costituzione della CECA furono
fortemente voluti dagli alleati americani, gli accordi di Roma sono
fondamentali perchè l’iniziativa
provenne esclusivamente dall’Europa
: l’idea era quella di estendere
i compiti della Comunità europea del carbone e dell’acciaio ad
altri settori, quali i trasporti e le fonti di energia tradizionali e
creare una nuova comunità sopranazionale per l’energia nucleare.
A Roma, con la firma del trattato, fu il momento
costitutivo della Comunità
europea
.

Questo
trattato prevedeva:

  • l’eliminazione
    dei dazi doganali tra gli Stati Membri;
  • l’istituzione
    di una tariffa doganale esterna comune;
  • l’introduzione
    di politiche comuni nel settore dell’agricoltura e dei trasporti;
  • la
    creazione di un Fondo sociale europeo;
  • l’istituzione
    della Banca europea degli investimenti;
  • lo
    sviluppo della cooperazione tra gli Stati Membri.

Per
raggiungere questi obiettivi il trattato pone alcune linee guida e
definisce il quadro per l’attività legislativa delle istituzioni
comunitarie, in particolare riguardo alla politica agricola comune,
la politica dei trasporti e una politica commerciale comune .

Venne
istituito il mercato comune basato su quattro libertà fondamentali:
libera circolazione delle persone, dei servizi, delle merci e dei
capitali.

Certo
è che in questi anni il progetto di integrazione europea si è
arenato: l’Europa ha faticato a dare risposte forti e decise per
rispondere alla crisi economica
, non ha saputo mettere in campo
quegli strumenti che permettessero di dare una risposta comune. In quel clima è prevalso l’interesse particolare, l’interesse
di ogni singolo stato alle prese con problemi di legittimazione
interna
. A farne le spese è stato il processo di integrazione.

L’Europa
oggi troppo spesso viene rappresentata come un grande macchinoso
burocrate e in parte è vero perchè non abbiamo avuto la volontà e
la forza di andare oltre, di ampliare il progetto di integrazione
soprattutto ad ambiti non economici. L’Europa oggi ha bisogno di
relazionarsi certo con gli stati, ma deve intraprendere la strada del
rapporto con il suo popolo.

Non
credo che i padri del pensiero europeo immaginassero che in 60 anni i
500 milioni di abitanti del vecchio continente iniziassero a sentirsi
cittadini di uno stato, ma anche cittadini europei. In questi 60 anni
è nata e cresciuta un’idea di società europea, che ha voglia di
conoscersi, di contaminarsi, di muoversi e di viaggiare, di
condividere e scambiare culture, un’Europa curiosa, un’Europa che
porti avanti un’idea di società comune e condivisa, di stessi
diritti e possibilità.

“Un
mondo di pace, solidarietà e giustizia esige più Europa di pace, di
solidarietà e giustizia. Eppure l’Unione
europea può disgregarsi per gravi errori di strategia politica ed
economica, per l’inadeguatezza delle
istituzioni e la mancanza di democrazia. Sono stati costruiti muri
con i mattoni degli egoismi nazionali
soffocando l’idea d’Europa che sanciva la libertà di
circolazione delle persone
. Così rischia di disintegrarsi
la comune casa europea, disegnata nel “Manifesto
di Ventotene
”, che unisce la
prospettiva dello
stato federale alla democrazia europea, alla pace e alla lotta alle
diseguaglianze. E così si cancellano le
speranze di milioni di europei.

Negli
ultimi dieci anni le politiche di austerità hanno frenato gli
investimenti nell’economia reale, esasperato
le diseguaglianze
, creato precarietà e destrutturato il modello
sociale europeo.

L’Europa
deve essere terra di diritti, di welfare, di cultura, di innovazione.
Dovrebbe aver appreso dalla parte
migliore della sua storia e dalle sue tragedie i valori
dell’accoglienza, della pace, dell’uguaglianza e della
convivenza.

L’Unione
europea deve affrontare le grandi sfide della nostra epoca
restituendo all’idea d’Europa la speranza
nel benessere per l’intera collettività, la forza dei diritti e
della solidarietà. E’ indispensabile e urgente
ridare senso alla politica per eliminare le disuguaglianze ponendo
fine alle politiche di austerità e agli
strumenti che le hanno attuate, creare coesione sociale e
territoriale,
dare priorità all’ambiente come leva
e motore per un diverso sviluppo combattendo i cambiamenti climatici,
ridurre il divario generazionale
e di genere, favorire la partecipazione e la cittadinanza attiva con
un welfare europeo, ripudiare
le guerre e perseguire il rispetto dei diritti, garantire
l’accoglienza dei rifugiati e la libertà di migrare
,
impegnarsi a risolvere i problemi globali che sono causa delle
migrazioni.

Serve
una democrazia europea, dove la sovranità appartiene a uomini e
donne che eleggono un governo federale responsabile davanti al
Parlamento europeo.

Per
queste ragioni, intendiamo agire affinché si apra il 25 marzo 2017
una fase costituente che superi il principio
dell’unanimità, coinvolga comunità locali, attori economici e
sociali, movimenti della società civile
insieme a rappresentanti dei cittadini a livello regionale, nazionale
ed europeo e si concluda in occasione
delle elezioni europee nella primavera 2019
. Per queste ragioni
abbiamo deciso di promuovere
una forte partecipazione popolare il 25 marzo 2017 a Roma e di
sollecitare analoghe iniziative
in altre città europee.

L’Europa
democratica si affermerà solo se i suoi cittadini le faranno
cambiare rotta.”

STAND UP FOR EUROPE

n.b. il testo compreso tra virgolette è tratto dai materiali forniti dal MFE per redigere il testo dell’odg.

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