La mozione discussa nella seduta del 26 luglio è stata approvata all’unanimità
Il Consiglio Comunale ritiene che l’individuazione delle cause sia indispensabile per prevenire e contrastare in modo efficace la violenza di genere e che per “cause” si intendono tutti quei fattori scatenanti che producono violenza.
I fattori sono molteplici e differenti, e fra questi, per esempio: il fattore economico, l’indipendenza sociale, la gelosia, bagaglio culturale e/o religioso.
I femminicidi di Saman Abbas e di Ilenia Fabbri, parte purtroppo di una lunghissima lista, devono diventare l’occasione per sensibilizzare Istituzioni, Amministrazioni locali e parti sociali sulla situazione delle donne, anche minorenni. Tutte le persone, sia italiane che straniere, hanno doveri e diritti ed in particolare condividono il dovere di rispettare la legge e il diritto di essere tutelate dalle autorità pubbliche.
Il matrimonio forzato è una delle più diffuse forme di violenza contro le donne, soprattutto minorenni, e per questo condannato dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (cd. Convenzione di Istanbul) del 2011.
Questo fenomeno, accompagnato dalla segregazione e dalla coartazione, è tanto esteso anche nel nostro paese che con la legge cd. “Codice Rosso” si è reso indispensabile inserire nel codice penale, all’articolo 558-bis, il nuovo reato di “costrizione o induzione al matrimonio” attraverso violenze o minacce.
Anche il femminicidio di Saman si deve, ancora una volta, alla volontà di alcuni di annientare il libero arbitrio della donna e di negarle i suoi diritti più fondamentali all’autodeterminazione e alla libertà, inclusa quella matrimoniale.
La lista tragica dei femminicidi in Italia dall’inizio dell’anno è lunga: le vittime sono donne che hanno semplicemente cercato di affermare la propria persona e non sottostare alla volontà del potere patriarcale che le obbliga a forme di sottomissione, costrizione e sopruso, come matrimoni forzati, rapporti coniugali e familiari basati sulla violenza e negazione dell’emancipazione economica e sociale.
Il Comune di Faenza ha attivato dal 2000 una collaborazione proficua con SOS donna, centro antiviolenza, nata nel 1994 sul territorio faentino, per gestire il Servizio Fe.N.Ice (Female Network Service) e che ha accolto, dalla data della sua fondazione, più di 3.000 donne. Uno dei focus più importanti, oltre ad accogliere ed ospitare donne vittime di violenza di genere (dall’inizio del 2021 ad oggi ha accolto 126 donne), è quello della prevenzione e sensibilizzazione del tema della violenza di genere e delle differenze di genere. Dal 2000 vengono svolti incontri psico-educazionali nelle scuole di ogni ordine e grado raggiungendo anche 150 classi l’anno. Vengono inoltre gestite 5 case rifugio, 2 case di semi-autonomia e una di pronta ospitalità legata all’emergenza h24 rivolte alle donne che si rivolgono alle Forze dell’Ordine, al Pronto Soccorso e ai Servizi Sociali.
Il testo, approvato all’unanimità impegna l’amministrazione:
● a sollecitare la Regione Emilia-Romagna affinché nell’attuazione del nuovo Piano regionale contro la violenza di genere preveda azioni specifiche e risorse mirate a sostegno degli enti locali per prevenire e contrastare fenomeni di segregazione della volontà in ambito familiare, anche attraverso profili di sostegno psicologico e di mediazione culturale;
● a promuovere una campagna di informazione e sensibilizzazione, anche con la collaborazione di Associazioni e Centri antiviolenza, in merito ai diritti e alle libertà fondamentali della persona di cui alla Costituzione nonché alla Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali, con particolare attenzione al rispetto e alla tutela della donna nonché al reato di cui all’art. 588 bis c.p.
● a promuovere maggiormente la diffusione e la conoscenza delle modalità specifiche di accoglienza e protezione nell’ambito dei locali Servizi sociali, Associazioni e Centri antiviolenza, adeguati all’immediata comprensione di situazioni similari a quelle vissute purtroppo da troppe donne nel nostro Paese, tra cui Ilenia Fabbri e Saman Abbas