Una gita alla scoperta di una Faenza insolita
La mattina del 14 settembre 1321, 700 anni fa, il mondo e Faenza si svegliarono senza Dante Alighieri. Era morto nella notte a Ravenna all’età di 56 anni a causa della malaria.
Non è certo, anche se è molto probabile, che Dante sia venuto a Faenza, sicuramente la conosceva bene e conosceva anche le nefandezze dei suoi abitanti: frate Alberico Manfredi è l’ultimo dannato che incontra all’Inferno.
Faenza agli inizi del 1300 era molto diversa, molto più piccola. Ad esempio la porta di Tebaldello che “aprì Faenza quando si dormia” si trovava in corso Mazzini poco prima della Loggia degli Infantini. Santa Maria Vecchia, Sant’Ippolito, Sant’Andrea (ora San Domenico), San Francesco erano fuori dalle vecchie mura.
Di quella città rimane davvero poco, Faenza si stava preparando a quell’impulso innovatore, culturale e urbanistico, che diede origine all’impostazione della città che conosciamo oggi.
Se Dante venne nella nostra città è probabile che visitò la tomba di San Pier Damiani, morto nel 1072 in odore di santità nel convento di Santa Maria Foris Portam (S.M. Vecchia). Questo, come il convento di Sant’Ippolito (e Lorenzo), erano monasteri Camaldolesi.
La riforma della regola benedettina adottata da San Romualdo, Ravennate e fondatore dell’ordine di Camaldoli, è affine all’idea di chiesa che esprime Dante e San Pier Damiani, anche lui Camaldolese nel convento di Fontavellana, è il protagonista del XXI canto del Paradiso, trovando riferimenti della sua dottrina e dei suoi scritti.
1) Dell’antico convento di Santa Maria Foris Portam, il cui primo riferimento scritto è del 740 DC, rimane solamente il grandioso campanile ottagonale (IX-X secolo) che all’epoca doveva notevolmente spiccare nello skyline. La torre è composta da due strutture, una interna cilindrica ed una esterna ottagonale, che si sorreggono vicendevolmente.
2) Come per il complesso precedente anche a Sant’Ippolito rimane poco, essendo stati la chiesa e il convento rimaneggiati diverse volte nei secoli. C’è però un piccolo gioiello: la cripta del XII secolo, forse la prima chiesa, antecedente al mille e divenuta cripta con la costruzione di un nuovo edificio. La cripta è una struttura davvero particolare, a tratti misteriosa e che stimola una grande curiosità.
3) Il Palazzo del Podestà risale al XII secolo, ma Dante faticherebbe a riconoscerlo. È difficile immaginarsi la struttura originaria della quale rimane praticamente solo il Salone dell’Arengo, inglobato da un lato dal loggiato e dall’altro privato delle restanti parti.
4) San Bartolomeo o Chiesa dei Caduti è un esempio di quell’architettura romanica quasi standardizzata che vide diverse realizzazioni assai simili tra loro e di cui restano questa e l’identica San Lazzaro sulla Via Emilia. Di San Bartolomeo si conosce la data esatta di fondazione, tramandata da un’antica iscrizione: 1209.
5) La chiesetta di San Lazzaro del XI-XII secolo era collegata ad un ospedale che fungeva da lazzaretto per i lebbrosi che entravano a Faenza.
6) La Chiesa della Commenda come appare oggi va datata intorno al 1100 ed era un ospizio per i pellegrini diretti in Terra Santa. Alcuni absidali ancora visibili fanno supporre la precedente esistenza di un piccolo oratorio. Il Borgo, di Sant’Antonino, diventerà Durbecco, da un antico toponimo, nel 1800.
Concludo ringraziando Dante che mi ha spinto in questo viaggio indagando una Faenza misteriosa e assai interessante.